Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

Il gran ritorno: la Papae Marcelli alla Messa Papale

1958, 4 novembre: l'ultima Messa d'Incoronazione sulle note della Papae Marcelli

La composizione più illustre del Maestro di Cappella della Basilica Lateranense, la musica che rieccheggiava tra le volte della Basilica di San Pietro ad ogni Incoronazione di papa: la Missa Papae Marcelli di Giovanni Pierluigi da Palestrina quest'oggi ha ritrovato finalmente spazio nella Liturgia papale dopo diciassette anni di oblio. Era il 1994, a quattrocento anni dalla morte del compositore, quando il Maestro Bartolucci la diresse per l'ultima volta nella Basilica Vaticana con un Giovanni Paolo II celebrante all'Altare della Confessione. Quest'oggi, omaggio nell'occasione dei festeggiamenti per i sessant'anni di Sacerdozio del Santo Padre, la Papae Marcelli ritorna eseguita dalla Sistina capitanata da Mons. Palombella ad alternanza con il coro dell'Accademia di S. Cecilia (con risultati assai discutibili). Della Missa sono stati eseguiti Kyrie, Gloria e Credo



La grandiosa composizione a sei voci nata tra il 1555 -anno del breve regno di Papa Marcello II, a cui tradizionalmente la Messa è dedicata- e il 1562 è stata forse ispirata dall'antica chanson "L'homme armé", ma non sono pochi gli esperti che ricollegano la composizione al mottetto Benedicta es di Josquin Desprez. 



Un Palestrina esplosivo, che nella Missa Papae Marcelli riesce ad imporre un sentire umano corale e collettivo che dalla più profonda interiorità della coscenza, volgendo a Dio preghiera, lode e glorificazione, arriva a farsi voce, amplificatore della moltitudine dei fedeli. Una Missa priva di qualunque spirito trionfalistico e del celebrativo, con una trama che annulla tutti i sensi di artificiosità e gioca sulle più elementari e scontate note e alle conseguenti scale e armonie proprie del settimo modo e dei modi ad esso affini.







 
Un azione musicale che sintetizza lo spirito del compositore, e l'autenticità del rapporto del singolo con il divino, nel riverberare dell'emozione trasmessa dalla parola sacra che si va pronunciando, dalle sensazioni che l'invocazione va suscitando espressione di moltitudini, che vanno moltiplicandosi, sino all'Aguns Dei a sette voci.
Caro Mons. Palombella, più Palestrina (ben eseguito)!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quello di oggi è stato BARBARO, STRAZIANTE. PALO ha bestemmiato quest'oggi soltanto permettendo ciò che è capitato. Tanto che sono caduti persino i sacri PALII.... a me sono cadute ben altre cose!

Anonimo ha detto...

Siamo alle solite....volgarità, caro anonimo visto che stavano per caderti perchè non hai cercato di fare in modo che ritornassero al loro posto...potevi spegnere la TV o...se eri in S.Pietro andartene....ti sei fatto male da solo!!!In quanto alla PAPAE MARCELLI direi che non è stato buono ma non assolutamente straziante......intanto non sappiamo come la cantassero al tempo del compositore , cosa posso dire è che la partitura è assai difficile e forse i cantori erano troppi poi la vocalità è discutibile...chi non sà non parli ...i trattati di canto del tempo parlano chiaroma in realtà esistono anche trattati che già al tempo mettevano in discussione non solo il modo di comporre ma anche di come eseguirli.Infine ho preferito sentire la PAPAE MARCELLI del Palo che non quelle porcherie che si sentivano all'epoca di Liberto .Il tentativo c'è stato : tanto di cappello...LA POLIFONIA ROMANA NON MORRA' MAI . Merito a chi COMUNQUE L'HA ESEGUITA: vorrei sentire il caro anonimo come canta una delle 6 dico 6voci forse sarà altro che BARBARO....prima di parlare è meglio ragionare !!!!

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